Mercoledì 22 febbraio 2023 alle 11 si è tenuto l’incontro-evento “Vivila tutta – Incontro di sensibilizzazione sulle cure palliative” all’Auditorium del Polo Tecnico in via Monte Grappa a Sassari, promosso dal Liceo “Castelvì” e dal Liceo “Azuni” di Sassari, dall’Associazione “Franco Mura” Onlus e con il contributo della Fondazione di Sardegna.
La mattinata è stata l’occasione per presentare l’edizione 2023 del Progetto PCTO “Vivila tutta”, già sperimentato nel corso dell’anno scolastico 2021-22 proprio al Liceo Castelvì, in collaborazione con l’Associazione Franco Mura e l’équipe diretta dal dottor Salvatore Salis dell’Hospice per le cure palliative, sito nell’ex solarium dell’Ospedale Cesare Zonchello di Nuoro.
Il ricco programma ha visto alternarsi gli intermezzi musicali degli alunni e delle alunne del Liceo Musicale Azuni alla testimonianza sul campo del dottor Salis e al racconto dell’esperienza del PCTO “Vivila tutta” delle allieve della 5E Scienze Umane del Liceo Castelvì nell’a.s. 2021-22.
“L’Italia ha adottato, con la legge n. 38 del 15 marzo 2010, un quadro organico di principi e disposizioni normative per garantire un’assistenza qualificata appropriata in ambito palliativo e della terapia del dolore, per il malato e la sua famiglia.”
Il richiamo alla Legge 38 introduce il sentito e coinvolgente intervento del dottor Salvatore Salis, che ha lo scopo di informare i presenti su cosa siano le cure palliative, qual è la missione dell’Hospice di Nuoro e di quanto bisogno ci sia, anche nel territorio della provincia di Sassari, di una struttura che offra non solo una possibilità alternativa, ma anche un diritto per chi è ammalato e per i familiari di affrontare il fine vita in modo dignitoso e il più sereno possibile.
La 38 è una legge che esiste da ben 13 anni, ma non è sempre possibile applicare quanto essa prevede, proprio perché le strutture e il personale specializzato in cure palliative e terapie del dolore non sono presenti nei territori in modo da soddisfare la necessità, così come manca anche una certa informazione sul tema.
Siamo portati a pensare che il dolore sia un fatto fisico che riguardi il corpo, e che invece la sofferenza abbia che fare con i fatti interiori, con la sfera emotiva, che potrebbe avere ripercussioni anche sullo stato di benessere del corpo.
Le cure palliative intervengono su entrambi gli aspetti: attraverso le terapie farmacologiche si aiuta il paziente a sopportare il dolore provocato dalla malattia, ma allo stesso tempo si affianca la cura della sfera emotiva e relazionale, per alleviare o almeno attenuare la sofferenza: medici e psicologi, infermieri e volontari sono a disposizione sia dei pazienti che dei parenti, per accompagnare tutte le persone coinvolte in un percorso certamente drammatico, ma che riporta l’attenzione sulla persona e non sulla malattia.
Si può imparare ad accettare il dolore e conviverci?
Pur sapendo che in caso di malattia terminale la morte è inevitabile, ora sappiamo che il dolore e la sofferenza possono essere attenuati, che c’è un’altra via attraverso la quale si può usare il tempo che resta in un modo migliore per tutte le persone coinvolte nel dramma della perdita. Ciò che ci ha stupito è scoprire però che non tutte le strutture sanitarie della nostra regione possono offrire tale possibilità.
Questo percorso è stato importante non solo perché ora siamo informate, ma soprattutto perché abbiamo capito che le cure palliative sono un vero e proprio accompagnamento verso una fine serena, in quanto al centro dell’azione di chi opera nell’hospice è l’ospite, che può avere il conforto di parenti e amici, anche durante la notte, la compagnia allegra del proprio animale d’affezione, e soprattutto una squadra di medici, infermieri e volontari che non lo vedono come una malattia, ma come una persona che sta cercando di tenere stretta o riconquistare la propria dignità, integrità e serenità, insieme ai suoi cari.
Prima non sapevamo cosa fossero le cure palliative, se ci avessero fatto questa domanda un anno fa, probabilmente avremmo fatto confusione con altre forme di fine vita. Ci siamo quindi avvicinate a questa esperienza con curiosità, attraverso passaggi graduali che ci hanno preparate alla visita all’Hospice di Nuoro.
Forse molti di noi hanno conosciuto un dramma come quello del cancro e sanno cosa significa la sofferenza propria e soprattutto di chi vive sulla propria pelle anche il dolore della malattia e delle terapie, incentrate spesso unicamente sul tentativo di guarigione, fino quasi all’accanimento sulla persona ammalata.
Il fine delle cure palliative non è sradicare la malattia per la quale ormai non c’è rimedio perchè terminale, è invece quello di concentrarsi sulla persona, prendersene cura attraverso un percorso che tende mettere al centro l’essere umano, attraverso l’attenuazione del dolore con le terapie applicabili, ma anche della sofferenza, poiché se il corpo soffre meno e se si trascorre il proprio ultimo tempo in un ambiente confortevole, colorato, luminoso e accogliente, immerso nel verde, se non addirittura nella propria casa, la persona può vivere in serenità il suo ultimo periodo di vita. È una sconfitta non poter curare una malattia? In realtà no, se si pensa che la persona ammalata può vivere con consapevolezza il proprio tempo interiore, far pace con sé stessa e con gli altri prima di salutare la vita.
Questo percorso ci ha permesso di vedere la morte e la malattia da una prospettiva completamente diversa da quello che comune. Abbiamo capito che spesso diamo per scontata la nostra e anche la vita delle persone a cui teniamo perché, soprattutto alla nostra età, tutto il male della morte sembra molto lontano; abbiamo capito che la malattia non sempre dev’essere vissuta nell’egoismo o con estremo pessimismo, perché a volte le nostre emozioni negative arrivano a chi che soffre e peggioriamo il suo stato d’animo, quando invece bisogna trovare il modo di essere presenti con un sorriso, di dare la forza al nostro caro per camminare insieme nell’ultimo tratto di strada.
L’Hospice di Nuoro: il tempo, la bellezza, il sorriso
Noi alunne della classe 5E abbiamo svolto l’intero percorso PCTO “Vivila tutta” nell’edizione dell’a.s. 2021-22, strutturato in cinque incontri in presenza che ci hanno permesso di conoscere il tema delle cure palliative sia da un punto di vista tecnico, importante nell’ambito di un PCTO che ha lo scopo di orientare verso le scelte del futuro, specialmente in corso di studi come quelle delle Scienze Umane, sia da una prospettiva che ci ha fatto comprendere profondamente qual è l’obiettivo di questo campo della medicina. La conclusione del percorso è stata l’esperienza viva all’Hospice di Nuoro.
Sono tanti gli aspetti che ci hanno colpite: l’edificio è immerso nella serenità dei colori e dei suoni di un piccolo bosco, all’interno le tinte sono vivaci e le stanze hanno arredi confortevoli, c’è la sala con le poltrone e la libreria, quadri sulle pareti, piante e vetrate da cui la luce entra libera, i medici hanno nella tasca del camice pastelli di tutti i colori tranne il nero, infine il simbolo della tartaruga nel logo dell’Hospice, che rappresenta ciò che si fa lì: tra quelle mura operano il sorriso e la determinata professionalità di medici, infermiere e infermieri, volontarie, tutte persone che sono state scelte e hanno scelto di fare della loro professione, o del proprio tempo libero, una missione al servizio degli altri, per prendersi cura delle persone nel momento peggiore, senza fretta e placidamente, così come la tartaruga procede lenta nel proprio cammino.
La 5E è onorata di averli conosciuti e li ringraziamo per quello che fanno.
Per la 5E: Roberta Casu, Eleonora Delogu, Sara Foddai e Daniela Sirigu
Immagine per gentile concessione della dott.ssa Alice Rotelli